lunedì 30 agosto 2010

Il Sole

                                         
Ultimo e dominante come valore il gruppo degli astri, il Sole è carta che presenta fin dai mazzi più antichi numerosissime variazioni iconografiche; di volta in volta questo luminare può splendere su una fanciulla in atto di filare o su un vecchio dentro ad una botte, probabile allegoria di Diogene, o rimandare al mito greco della caduta di Fetonte Il giovane, figlio di Helios, dio del sole, volle imprudentemente guidare attraverso la volta celeste il cocchio coi focosi cavalli del padre, ma non seppe padroneggiarli e precipitò verso il basso, annegando miseramente nel Po.  Nel Tarocco Visconti l’astro è retto da un fanciullo alato, che si libra al di sopra di un paesaggio sul cui fondo si erge un castello. Probabile allusione araldica, questa immagine si rifà forse al sole raggiante, emblema della famiglia Visconti-Sforza. I Tarocchi marsigliesi presentano un’ulteriore variazione iconografica: un grande sole fa piovere a terra gocce colorate. In piedi, sullo sfondo di un muretto, due bambini seminudi si stanno abbracciando. Per la nostra civiltà il sole è simbolo di luce, di chiarore, di vita. Nel Vecchio Testamento, Genesi (1,16-18) è scritto: ”Dio fece i due luminari maggiori, il luminare grande per il governo del giorno e il luminare piccolo per il governo della notte e delle stelle. E Dio li pose nel firmamento del cielo per fare luce sulla terra e per governare il giorno e la notte e separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che ciò era buono”. La Bibbia mette dunque il sole in relazione con Dio e la creazione e ne parla come di un luminare, un dispensatore di luce. 
Quasi tutti i popoli antichi posero l’astro diurno al centro del cosmo, come un’entità sacra; in Egitto in particolare si produssero numerose incarnazioni di divinità solari che erano legate anche alla vita quotidiana dell’uomo e alle leggi astronomiche; al mattino egli nasceva come dio Horus, a mezzogiorno diventava l’adulto Ra, la sera si trasformava nell’anziano Atoum, la notte viaggiava nell’oltretomba come Knoum.
Secondo la mitologia greca, Helios era un autentico dio che ogni mattina saliva dal fiume Oceano, percorreva la volta del cielo e si rituffava alla sera dalla parte opposta. Egli vedeva tutto, scoprendo delitti e colpevoli, ed era invocato nei giuramenti; era chiamato “occhio di Dio”, sguardo di Dio sul mondo, simbolo di onnipresenza e onniscienza. L’idea che “Dio ti vede ovunque” è stata, come è noto, assimilata anche dalla religione cristiana. Helios era distinto da Apollo, dio dalla natura ambigua e complessa, di cui uno degli epiteti era fin dall’antichità “Febo”, da “foìbos”, “l’illuminante”; in epoca classica Apollo usurpò alcuni degli attributi di Helios e divenne anch’esso un dio solare. La bellezza splendente di Apollo incarnava bene l’idea di chiarezza ed armonia collegata con l’astro. Il sole come immagine del bene era menzionato anche da Platone, per cui esso ne era la manifestazione visibile.
Verso la fine del periodo classico i culti orientali introdussero in occidente una nuova figura di “dio solare” che finì per detronizzare lo stesso Zeus/Giove; particolarmente importante divenne per i latini il culto di Mitra, dio iranico figlio del sole e sole egli stesso, che combatteva tenacemente il male; era solitamente rappresentato tra due giovani, simboli del sole nascente e di quello calante; la sua religione era esclusiva, praticata dalle classi elevate e dai sovrani, dagli iniziati e dai filosofi. Questo carattere di supremazia e trionfo era un altro degli aspetti dell’astro che in occidente e in oriente era associato al potere temporale; non a caso in astrologia il sole è il pianeta che governa il segno del Leone, simbolo tra l’altro di dominio. Nell’ambito di questo e dei culti solari del tardo impero era stata stabilita anche una festa, detta “Natale dell’invitto”, introdotta dall’imperatore Aureliano; il Natale del sole fu assegnato al 25 dicembre, giorno in cui era festeggiato con cerimonie spettacolari. In seguito la Chiesa sovrappose a questa data quella presunta della nascita di Cristo, che diventò poi il nostro Natale. Si venne così a formare un parallelo tra Gesù e il sole, precedentemente delineato nella Bibbia dove Cristo era assimilato alla luce; scrive infatti il Vangelo di Giovanni: ”Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”(1.4-9); Malachia invece paragona Cristo a un sole di giustizia.
Presso la maggior parte dei popoli il sole rappresenta anche il principio maschile o il padre. Così è spesso nei sogni degli adulti dall’antichità al XX secolo e nei disegni dei bambini. Nel Vecchio Testamento Giuseppe sogna che il sole, assieme alla luna e alle stelle, si inchina davanti a lui; il sole rappresenta suo padre e gli astri i suoi familiari, mentre il messaggio onirico prefigura il suo destino glorioso alla corte del Faraone. Anche in astrologia il sole, che è considerato un pianeta e non una stella, è collegato al principio maschile e all’io. Esso è l’astro più importante, e la sua posizione zodiacale determina il comportamento basilare dell’uomo e della donna. Il sole rappresenta la coscienza di un individuo, il nucleo della sua personalità. Riguarda però anche il padre, e in un tema femminile occorre leggerne la posizione per sapere verso quale tipo d’uomo la donna è indirizzata.
Fin dall’antichità l’uomo ha messo in relazione il sole con la luna, così come il cielo con la terra. Il primo rappresenterebbe qualità maschili come la riflessione, l’azione, la volontà, assimilate allo spirito; la seconda simboleggia qualità femminili come l’immaginazione il sentimento, l’intuizione, collegate con la materia. Tuttavia questa dualità non è una regola assoluta; infatti in taluni paesi, come la Germania e il Giappone, il sole è femminile e la luna è maschile.
Ma il sole non ha soltanto valenze positive; esiste anche un sole negativo, oscuro. Anche le divinità solari dell’antica Grecia avevano aspetti negativi. Nell’Iliade Apollo è il dio “Hekatebolos”,”che lancia lontano le frecce”; i suoi dardi erano apportatori di morte per quelli che lo offendevano; gli erano inoltre associati animali considerati nefasti come il topo e il lupo. L’aspetto malefico del sole è particolarmente evidente nei paesi caldi dove l’astro distrugge causando siccità e bruciando ogni vita vegetale. sulla terra. Anche Artemidoro nel suo libro dei sogni, ne ricorda questo lato minaccioso; esso può presentarsi in ombra e macchiato di sangue, scendere sulla terra e perfino nel letto di qualcuno. Psicologicamente il sole negativo può essere la coscienza oscurata, che non è al servizio della vita ma piuttosto tende a distruggerla.
Nel Tarocco di Marsiglia il Sole splende su due gemelli. Tutte le mitologie e culture presentano un forte interesse per questo simbolo che può essere raffigurato in vari modi: perfettamente simmetrici, oppure uno oscuro e l’altro luminoso, o di colori opposti (nero/bianco, rosso/azzurro) o con teste di animali. Il geroglifico astrologico di questo segno, che conclude la primavera, è composto da due barre verticali unite tra loro da due trattini ricurvi. In taluni Zodiaci i Gemelli sono due fanciulli che si abbracciano come quelli del diciannovesimo Arcano; più raramente sono rappresentati con le ali o come una coppia uomo/donna. Nei miti occidentali la matrice della coppia gemellare è da ritrovarsi in Caino e Abele; altre coppie famose sono quelle di Giacobbe ed Esaù, Castore e Polluce, Romolo e Remo. I due giovani, lungi dall’essere identici, hanno solitamente due nature opposte ma complementari; essi esprimerebbero tutte le opposizioni interiori dell’uomo, e la lotta che egli deve compiere per superarle. Al dualismo dei Gemelli è spesso collegato il corso ascendente e discendente del sole; molti miti infatti usarono l’immagine di due fanciulli per rappresentare la discesa  del sole, la notte, nel regno dei morti, e la sua risalita sulla terra il giorno dopo.
Nel Tarocco esoterico la coppia di bambini è sostituita da una figura femminile allacciata a un’altra maschile, mentre gocce di pioggia aurea cadono su di esse. La carta rappresenterebbe l’unione degli opposti per la creazione dell’opus alchemico, ossia la pietra filosofale fonte di vita e di potere.
Il numero XIX che contrassegna la lama, sarebbe legato alla felicità, al successo, all’onore, al matrimonio. Secondo Charrot rappresenta "il numero della stella che illumina l'intelligenza, tonifica gli innocenti o il cuore puro, illustrato da bambini che giocano nel giardino dell'umanità, quando la pace è fatta tra gli imperi".