Seconda lama della serie degli astri, la Luna si presenta nel Tarocco di Carlo VI e nelle Minchiate con l’immagine di una coppia di astrologi che misura il pianeta col compasso. Nel Tarocco Visconti l’iconografia ha invece caratteristiche classicheggianti: una fanciulla bionda, vestita con un abito alla greca, regge la falce lunare con la mano destra. Più complesso è il Tarocco di Marsiglia; una luna rotonda e raggiata, dentro a cui è inserito un profilo di donna, splende nel cielo; gocce colorate partono dalla terra in senso inverso, dirette all’astro; sotto di esso si stende un arido paesaggio dove su piani differenti sono situati: uno stagno dentro cui nuota un gambero, due cani che ululano, due torri. Questa lama non è di facile interpretazione; i cani sono, come si è visto, associati al mito greco delle dee lunari; il gambero è legato al Cancro, quarto segno zodiacale, dominato dalla luna. L’animale, che vive nell’acqua dentro ad una corazza protettiva, è simbolo di gestazione e ha carattere ricettivo e introspettivo. Il Cancro è una delle porte dello zodiaco; il 22-23 giugno, periodo in cui inizia il segno, è anche la data del primo solstizio, quello d’estate; da questo momento il sole comincia a decrescere per arrivare al punto minimo in cui tornerà a salire, il 22-23 dicembre, coincidente col solstizio d’inverno. Nella tradizione greca e latina i solstizi erano chiamati “porte” che i Romani ritenevano custodite da Giano. La tradizione cristiana invece, ha collegato i due solstizi con San Giovanni, detto nel folclore “San Giovanni che piange” e “San Giovanni che ride”; nei giorni suddetti il sole sembra infatti avviarsi alla morte e alla nascita. Il simbolismo delle due porte potrebbe essere espresso nelle torri che si stagliano sullo sfondo del Tarocco; l’illustrazione rappresenterebbe in tal modo un luogo di ingresso e di passaggio; i due cani ne sarebbero i custodi, funzione attribuita a questo animale fin dall’antichità; un altro dei suoi complessi aspetti mitici è quello di psicopompo, ossia di guida delle anime nella notte della morte, come Anubis, il dio egizio dalla testa di sciacallo che accoglieva il defunto al suo arrivo nell’Aldilà.
La luna, tra tutti gli astri, è stata quella capace di far nascere nell’uomo le più profonde suggestioni emotive; la sua pallida luce argentea e misteriosa, i suoi cicli, la sua influenza sulle acque, sulla vegetazione e la vita animale, hanno suggestionato fin dall’antichità l’immaginazione umana, che le ha attribuito una ricchissima mitologia.
La luna, tra tutti gli astri, è stata quella capace di far nascere nell’uomo le più profonde suggestioni emotive; la sua pallida luce argentea e misteriosa, i suoi cicli, la sua influenza sulle acque, sulla vegetazione e la vita animale, hanno suggestionato fin dall’antichità l’immaginazione umana, che le ha attribuito una ricchissima mitologia.
In correlazione al sole, simbolo del principio maschile, la luna rappresenta da sempre quello femminile e in particolare è collegata all’archetipo della Grande Madre; tra le numerosissime deità lunari ricordiamo l’egiziana Iside e la babilonese Isthar che avevano un assoluto potere sulle cose viventi. In Grecia l’astro si identificava con la dea Selene, il cui nome appunto significava “luna”, con Artemide e con Ecate. Artemide, sorella di Apollo, era una divinità agreste e cacciatrice solitamente rappresentata come una fanciulla in vesti corte e munita di arco e frecce, affiancata da una cerva e un cane; secondo la leggenda la muta di cani che sempre la seguiva le era stata regalata dal dio Pan. Un altro animale che le veniva attribuito era l’orsa, da cui l’appellativo di “Brauronia”. Le sue conoscenze comprendevano la magia e la medicina, e si pensava che da lei potessero provenire la malattia e la guarigione. Il mito relativo alla dea non è tra i più ricchi e in genere ne riflette la rigida pudicizia e il rifiuto per le gioie dell’amore; la dea infatti desiderò restare vergine e punì sempre in modo crudele chi tentò di sedurre lei o le fanciulle del suo seguito.
Ecate era anch’essa una dea lunare, se pur negativa; si trattava infatti di una divinità funesta che portava turbamento e distruzione e governava sulle potenze infernali, la magia e la negromanzia. Aveva l’epiteto di “kyon mèlania”, ossia “nera cagna” e si credeva che il suo errare fosse accompagnato da cani; era una divinità mostruosa, rappresentata con tre teste o tre corpi congiunti ed esprimeva l’aspetto lunare negativo, la perdita della ragione, la follia.
In astrologia la luna, il cui segno grafico è il geroglifico a forma di falce, aveva fin dall’antichità pari dignità col sole nel determinare il destino individuale; nello zodiaco rappresenta l’elemento femminile e la si studia per capire verso quale tipo di donna è indirizzato l’uomo; simboleggia altresì la madre e, in una donna la femminilità. Più genericamente in un oroscopo si guarda la luna per conoscere il grado di sensibilità, di intuizione, di immaginazione della persona, nonché il suo equilibrio mentale e il suo rapporto con l’inconscio e i sogni. Una luna “malata” può in un tema natale, rappresentare un individuo fragile e nevrotico, facile preda di crisi psichiche. Essendo un astro “rapido” (il suo ciclo infatti si compie in 28 giorni) simboleggia anche il movimento, o meglio l’erranza; un tema con forte dominante lunare può indicare un destino instabile e vagabondo.
L’astro è legato anche ai ritmi biologici, al tempo che passa, alla fertilità; se il sole è in rapporto con l’elemento Fuoco, la luna rappresenta l’Acqua e la pioggia, agente fecondatore del suolo; in talune culture ne era addirittura la causa; in Cina tale dispensatrice di fecondità era la dea lunare Heng-Wo cui si dedicava una grande festa annuale con cerimonie riservate esclusivamente alle donne. In Europa la Luna aveva ed ha ancora in parte, un ruolo centrale nelle credenze superstiziose, soprattutto in relazione all’influenza che eserciterebbe sulle forme viventi, dai capelli alle unghie, dalla vegetazione agli animali; è noto che la fase crescente è favorevole alla semina e all’accoppiamento degli animali, mentre quella calante è propizia per le azioni di raccolta, di potatura, di conservazione. Tali teorie hanno una base indubbiamente veritiera, anche se spesso se ne è esagerata la portata.
Per il suo particolare ciclo di crescita e decrescita e la sua sparizione nel cielo, il destino della luna era spesso associato alla nascita e alla morte dell’uomo a causa delle sue fasi che la rendono visibile o invisibile. Di conseguenza l’idea che i morti debbano soggiornare su quel pianeta, fu conservata in varie culture, come la Grecia, l’India e l’Iran. Secondo i filosofi Pitagorici, le anime degli eroi e dei condottieri vi passavano un certo periodo di tempo, in un cammino ascensionale che toccava successivamente il sole, la via lattea e la sfera suprema; la luna era considerata uno spazio dove le anime dei giusti si purificavano e rigeneravano per accedere a una condizione superiore. Anche nell’apologetica cristiana l’astro era collegato con la resurrezione, come si può leggere in Sant’Agostino: “La luna nasce ogni mese, cresce, raggiunge la pienezza, cala, si consuma, si rinnova; ciò che accade alla luna ogni mese avverrà una volta per sempre alle anime nella resurrezione”. Secondo antiche credenze la luna poteva causare episodi ciclici di pazzia: nell’Orlando furioso dell’Ariosto Astolfo venuto in possesso dell'ippogrifo, vola sulla Luna per recuperare il senno perduto da Orlando, che ritroverà all'interno di un'ampolla. Secondo l'Ariosto la Luna è specchio e complemento della terra, dove si trova tutto ciò che gli uomini hanno perso o buttato per errore.
Secondo Wirth la Luna splende su un territorio accidentato e pericoloso, pieno di trabocchetti che sono le idee e le teorie erronee, i giochi mentali, gli illusori prodotti dell’immaginazione. Il cancro, animale vorace, pulisce il fondo dello stagno da tutto ciò che è corrotto; i cani impediscono alla mente di entrare nelle regioni proibite che si aprono al di là delle due torri. L’astro simboleggerebbe il gioco delle illusioni che ingannano la mente umana e la fanno errare nella desolazione.
Il numero del Trionfo, il XVIII, rappresenta la luce riflessa, il cattivo giudizio, il tradimento e l’inganno.